GORIZIA: DAL PANORAMA AD UN GIARDINO PER NON DIMENTICARE

La città di Gorizia comprende una zona urbana che integra i comuni sloveni di Nova Gorica e San Pietro Vertoiba. Dall'alto della strada che conduce al castello il panorama si affaccia proprio sul territorio sloveno alle prime luci infuocate del Sole.

Un panorama dominante sul campanile del Duomo e sulla Chiesa dei Santi Ilario e Taziano con le cupole a cipolla. 

Purtroppo il castello era ingabbiato per il lavori di restauro, vengono riportate quindi le immagini della Cappella di Santo Spirito, sul colle del Castello stesso, con una facciata in pietra con piccolo portico a cuspide. Si evidenzia uno stile gotico attraverso il rosone e le monofore. All'esterno un crocifisso ligneo del 1500. Del borgo del Castello è molto elegante la via che conduce al Museo della Moda e delle Arti.

Essendo Ferragosto con la festività dell'Assunta si è potuto solo visitare l'interno del Duomo, la chiesa di S.Ilario e Taziano, edificata in stile barocco (fatta eccezione per l'abside gotico) su progetto di Karaman, iniziata agli albori del XIII secolo e completata nel XX secolo. L'edificio di culto presenta una facciata a capanna sormontata da una mensola con la Madonna del 1887. Al suo interno la tela di Tominz del 1823  con la Vergine tra i Santi sopracitati. Da notare il soffitto della cappella di S.Acazio con le volte tardogotiche e gli affreschi coevi del 1490. 

La nostra passeggiata procede alla volta della Chiesa di San Giovanni Battista che regala apprezzate inquadrature

e della veduta della Chiesa di S.Ignazio progettata su disegno di Tausch composta da sei finestre e tre nicchie in stile barocco del 1727. 


fino a via Rastello con la statua di Carlo Michelstaedter, filosofo, pittore, grafico, poeta, autore e "La persuasione e la rettorica" , tesi mai discussa ma che rappresenta uno dei tesi più importanti del pensiero del Novecento. Michelstaedter si suicidò nel 1910.

Infine un tuffo nel triste passato della comunità ebraica con il giardino all'interno del cancello del ghetto intitolato a Bruno Faber deportato tra il 1943 e il 1944 e ucciso a soli tre mesi e diciannove giorni. Una delle pagine più tristi della storia, un'epoca vergognosa che purtroppo sta ritornando di moda. Per non dimenticare, mai.