IN VISITA A....PINACOTECA DI BRERA

Cari amici ecco a voi con l'esordio del nuovo iPhone 16 pro max 361 immagini del bellissimo museo milanese. Iniziamo il nostro percorso con la visita guidata organizzata dall'Associazione Amici dei Musei di Vercelli.

Arte di San Giovanni da Milano. 1300. Oratorio antico con affreschi restaurati nel 1949 in seguito a danni gravi per umidità e degradazione della calce. Particolare la figura del conte Porro con dietro la sua famiglia mentre offre la chiesa. Questo ciclo di affreschi trae ispirazione da Giotto con la figura umana al centro e una totale occupazione dello spazio. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giovanni Battista Lampi. Ritratto del principe di Kaunitz, cancelliere di Stato dell’Impero Austriaco, uomo di cultura, fondatore insieme a Maria Teresa d’Austria  di un centro pluridisciplinare per l’istruzione artistica. Il dito indica Minerva, dea della Sapienza. 

Polittico di Moretto con la Vergine Assunta tra i Santi Marco e Girolamo, Caterina d’Alessandria e Chiara, San Francesco. 1529. 

La tavola di San Francesco sempre di Moretto eseguita attorno al 1530



Rembrandt Harmenszoon van Rijn - Ritratto della sorella (ritratto di giovinetta) 1632

Il Polittico di San Luca eseguito da Andrea Mantegna per i monaci della Chiesa di Santa Giustina a Padova tra il 1453 e il 1455. Spicca la figura di San Luca al centro e di San Daniele che appoggia il piede sulla cornice. Polittico creato in un momento di dialogo intenso con Bellini (Mantegna e Bellini erano cognati). 

 

Pietà di Giovanni Bellini ,1460 circa. Il pittore in questa tempera su tavola evidenzia il forte legame tra madre e figlio, la Madonna indossa un manto di azzurrite, San Giovanni non regge la sofferenza. 





Mantegna, Madonna dei Cherubini 1485. Tempera su tavola raffigurante in rosso i cherubini e in blu i serafini, entrambi i personaggi distinguibili dal colore delle ali. 

Mantegna, Cristo morto nel sepolcro e tre dolenti. Datazione incerta probabilmente tra il 1470 e il 1483. Si tratta di una tempera magra realizzata mediante uso di leganti quali colla di caseina, tonalità grigio spento per comunicare il senso della morte. Nessun artista aveva mai rappresentato prima di Mantegna un Gesù con i piedi in primo piano, con le piaghe così evidenti e più ci si avvicina all’opera maggiormente si percepisce la contrazione del corpo che diviene via via più sproporzionato, sembra intenzionalmente realizzato per rendere l’osservatore protagonista della scena da lontano e da vicino. Pare che quest’opera sia stata eseguita in seguito alla morte dei figli del pittore. Il grido, il dolore sono i simboli chiave della scena. 

Di Bartolomeo Mantegna invece la Madonna con Bambino tra San Francesco e San Bernardino da Siena del 1490.

L’opera matura di Liberale da Verona, sullo sfondo di una città con molto in comune con Venezia, San Sebastiano, il bel martire legato a un albero che sembra non patire alcun dolore. I carnefici lasciano appoggiati in basso un arco e una faretra. 

Tavola di Alvise Vivarini Assunzione della Vergine. (1476-1478)

Il Cristo Benedicente di Vivarini del 1498 è stato dipinto per la devozione privata in uno stile avanzato dell’autore stesso.

Carpaccio. Presentazione della Vergine al Tempio. 1502-1504. 

Vittore Carpaccio. Sposalizio della Vergine 1502-1504. Episodio apocrifo dei pretendenti di Maria in un disegno della menorah, una raffigurazione degli elementi esotici della Venezia del tempo.






Vittore Carpaccio. La disputa di Santo Stefano nel Sinedrio. Da Carpaccio  in avanti all’interno di questo bellissimo Museo si ha un interesse per le scene paesaggistiche e di botanica, come il fiore della borragine che ricorda per la sua consistenza l’attività dei commercianti di lana. I rappresentanti della Scuola di S.Stefano erano infatti commercianti di lana. A Venezia le scuole erano confraternite, associazioni laiche dedicate alla carità e alla preghiera. Stefano, in questa raffigurazione, sta discutendo con personaggi dai costumi orientali tra cui dei mamelucchi con berretti rossi in un paesaggio che rispecchia la meravigliosa città del Doge. 









Nelle vicinanze di questi capolavori l’assunzione di Lorenzo Lotto con l’ironia dell’ultimo santo a destra che si mette gli occhiali per vedere se veramente la Vergine è stata assunta in cielo. Il 1512 corrisponde al periodo in cui Lotto aveva lavorato in vaticano e conosciuto Raffaello.

Nel 1510 Giovanni Bellini realizza la Madonna con il Bambino in un paesaggio rustico con lo sfondo di un pastore con le pecore, un cavaliere e addirittura una scimmia. Il pittore ormai anziano si rinnova e si adatta alla tecnica dei giovani artisti in uno dei momenti più belli della storia dell’arte. 

Dipinto molto interessante, copia di un santo della Pala di San Cassiano di Antonello da Messina realizzata per Venezia è il Santo Guerriero  del 1506 di Johannes Hispanus, artista che ha visitato diversi luoghi italiani. 

La tempera su tela di San Bernardino da Siena e gli angeli è la prima pala del 1469 a spazio unificato di Mantegna probabilmente su commissione di Ludovico Gonzaga. Essa arreca sull’architrave l’iscrizione Huius Lingua Salus Hominum (la lingua di costui è la salvezza degli uomini) che esalta il successo della predicazione. Mantegna ha eseguito quest’opera insieme a un collaboratore ignoto.

La predica di San Marco in una piazza di Alessandria d’Egitto. Il telero di Gentile e Giovanni Bellini. I soggetti con i berretti neri appartengono alla confraternita di San Marco che chiesero espicitamente di venire ritratti uno ad uno. L’Oriente di Bellini è puramente inventato rispecchia l’atmosfera turca di Costantinopoli mescolata all’Occidente tra le varie persone con svariati copricapi che ammirano la piazza con la Basilica molto simile  a quella di San Marco a Venezia. Emergono anche animali esotici in un contesto urbano e sacro. 

Madonna con Bambino in Trono tra San Sebastiano, Giovanni Battista, Maria Maddalena, Rocco e i membri della Confraternita di San Giovanni Evangelista. 1487-1488. Olio su tela. Autore Cima da Conegliano. Opera giovanile con il ritratto della Vergine tra i Santi e i committenti che riproduce il mondo naturale tra effetti luminosi con tonalità diverse, uno stile molto amato dai pittori veneti. 


Cima da Conegliano. San Pietro in Trono con i Santi Giovanni Battista e Paolo. 1515-1516. San Pietro, il primo papa della chiesa cattolica viene rappresentato in trono non solo con i classici simboli del pontefice ma anche con l’anello del pescatore e le chiavi della chiesa ai suoi piedi. Un dipinto in olio su tavola trasportato su tela che si contraddistingue per i colori saturi e raffinati, il chiaroscuro mobile e le espressioni intense. 






Cima da Conegliano. San Pietro Martire con San Nicola di Bari e San Bemedetto. Raffigurazione del martire Pietro da Verona su un alto piedistallo a dominare il paesaggio tra le figure dei santi. Un pastore suona incantando il suo cane, un cavaliere avanza preceduto da uno scudiero, ci sono alcune persone che discutono, una chiesa e una città fortificata. Cima con questo dipinto porge la sua attenzione alle novità cromatiche introdotte da Giorgione.





 Bartolomeo Mantegna. Madonna con Figlio e Santi Andrea, Monica, Ursula, Sigismondo. 1499.  Sullo sfondo alberi, cielo e cardellino. Influenza del Bramante.






Michele da Verona. Crocifissione. 1501. Una crocifissione che ha sullo sfondo non Gerusalemme ma un panorama delle colline veronesi. 


Tintoretto. Ritrovamento del corpo di San Marco. Nel 1500 Jacopo Robusti detto Tintoretto apre al manierismo con la rappresentazione di San Marco ucciso dopo la predicazione e il ritrovamento del suo corpo in un’opera che ricorda il Cristo morto di Mantegna, una pittura in olio con l’utilizzo di un legante di rapida asciugatura. Il personaggio in piedi a sinistra è vestito con i colori di San Marco che sembra essere resuscitato e esortare a profanare altre tombe. L’indemoniato che guarisce è una figura paragonabile allo stile di Bernini per la staticità e la precisione del dettaglio, una pennellata che in Tintoretto trova però movimento, dinamismo. Uno spazio più coinvolgente con un punto di fuga molto alto, caratteristiche che sfociano nel Manierismo, periodo artistico che esalta le emozioni e i sentimenti per mettere in risalto la bravura dei pittori dell’epoca, un’esasperazione di colori che verrà ripresa nell’arte barocca.










Ultima cena di Paolo Veronese. Cena in casa di Simone, olio su tela completato nel 1570. Ambientazione metaforica legata al pittore, un banchetto che si tiene a Venezia con la Maddalena che unge i piedi del Cristo con olio profumato a sinistra sotto lo sguardo degli invitati. Al centro la zuffa tra animali e notevoli figure dinamiche.




Paolo Veronese. Santi Cornelio e Cipriano attorno a S.Antonio. S.Antonio con lo sguardo abbassato verso gli altri due santi e verso il paggio che regge il Vangelo. Alternanza di colori raffinati verde e giallo. 





Jacopo Bassano. San Rocco visita gli appestati. Olio su tela eseguita nel 1575 circa come ex-voto per la liberazione dalla pestilenza a Vicenza nel 1575 per celebrare San Rocco, protettore delle epidemie. Il Santo viene raffigurato con il bastone da pellegrino con il mantello e il cappello e la conchiglia mentre assiste i malati. Testimonianza della vicinanza a Tiziano e a Tintoretto su sfondo di architetture palladiane. 






Paris Bordon . Pentecoste 1526 - 1527. Pala destinata a una chiesa cremasca caratterizzata da una dominante architettura classica composta da caldi riflessi luminosi. 





Moretto. Madonna in gloria con Bambino e Santi Girolamo, Francesco, Antonio Abate. 1543. Olio su tela che sottolinea una nuova tecnica nell’arte sacra della metà del Cinquecento in una scena solenne.






Savoldo. Pala di San Domenico da Pesaro 1524-1526. La Madonna seduta su una nuvola tra due angeli musicanti benedice San Pietro, San Domenico di Guzman a sinistra e San Paolo e San Girolamo  a destra attorno al paesaggio delle Fondamenta Nuove a Venezia con al centro la basilica domenicana di San Zanipolo, casa madre dell’ordine. La nube luminosa attorno alla Madonna richiama l’Assunta di Tiziano. 







Moroni. Assunzione della Vergine. Su modello dell’Assunta del duomo di Brescia di Moretto. Alternanza di colori freddi a colori caldi rosa e azzurro degli abiti dei personaggi. 




Cariani. Madonna in Trono e Angeli tra i Santi Apollonia, Agostino, Caterina, Giuseppe, Grata, Filippo Benizzi e Barbara (Pala di San Gottardo). 1517-1518. Olio su tela. 







 Lorenzo Lotto. Pietà. 1545. Lo sfondo scuro e la figura di Maria sostenuta da San Giovanni in primo piano richiama la tradizione fiamminga in una dolorosa meditazione sulla morte attraverso il contrasto dei colori, il chiaroscuro, le espressioni intense.


Paris Bordon. Battesimo di Cristo. 1548-1551. Il dipinto fu realizzato negli anni del soggiorno milanese del pittore veneto, caratterizzato da un’ambientazione notturna. Per via del corpo nudo di Gesù il quadro è stato accostato alla Pietà di Lorenzo Lotto più o meno contemporaneo. 


Gaudenzio Ferrari. Martirio di Santa Caterina d’Alessandria. 1540. La Santa viene condannata a morte per essersi rifiutata di abiurare la fede cristiana ma un angelo piomba dal cielo per spezzare le ruote dentate che la stanno per uccidere. Spiccano le vesti sgargianti dei carnefici dai gesti teatrali sotto lo stupore dell’imperatore che sentenziò la pena di morte per Santa Caterina. Si tratta del periodo inerente l’ultima attività del pittore piemontese nato a Valduggia.





Simone Peterzano. Venere e Cupido con due satiri in un paesaggio. 1570-1573. Pittore formatosi alla bottega di Tiziano, maestro di Caravaggio. Precisione nella descrizione del paesaggio naturalistico e particolare posa della dea che ricorda la scultura di Arianna dormiente. 







La tela della Fruttivendola di Vincenzo Campi ideata tra il 1578 e il 1581 rappresenta una delle raffigurazioni più importanti di natura morta in Italia. Il dipinto simbolizza la Terra. Sono presenti i cibi del 1500: cetrioli, fave, nocciole, mandorle e la stadera. 








Vincenzo Campi. Pollivendoli. 1578-1581.A differenza della precedente tela che allude alla Terra, questo dipinto dovrebbe rappresentare il simbolo dell’Aria. Si tratta di opere di Campi che replicano la serie realizzata per Fugger conservata nel castello di Kirchheim in un periodo artistico che celebra il miscuglio tra realismo della rappresentazione e significati allegorici e morali.




Il fratello maggiore di Vincenzo Campi, Giulio, è stato molto attivo sia a Cremona che a Milano. E’ l’autore della tavola della Natività con i Santi Mattia e Francesco, il Beato Alberto di Villa d’Ogna e un offerente datato 1529 circa. Si tratta di un’opera giovanile nella quale emerge un paesaggio con dei cavalieri nella nebbia con le figure religiose in primo piano tra eleganti dettagli e colori.







Vincenzo Campi. Cucina. 1578-1581. I fiori di gelsomino rappresentano il simbolo della vita delle donne durante l’attività culinaria. La tela è l’allegoria del Fuoco ed è il dipinto che maggiormente si avvicina all’arte fiamminga. 


Vincenzo Campi. Pescivendoli. 1578-1581. Allegoria dell’Acqua. Scena ambientata in un paesaggio collinare e lungo un corso d’acqua dove si sta svolgendo una battuta di pesca, un uomo e una donna che stanno mangiando ad un tavolo e un bambino che urla dopo essere stato morsicato da un gambero. 







Antonio Campi. 1870. Madonna con Bambino, San Giuseppe, Santa Caterina e Agnese. Ripropone il tema della Sacra Famiglia con Santi. Precisa descrizione delle vesti, dei gioielli, proporzioni allungate.


Vincenzo Campi. San Francesco stigmatizzato. 1580 - 1590. In accodo con i precetti della Controriforma, che chiedeva immagini comprensibili,  Campi semplifica la composizione concentrandola sulla figura di San Francesco con un paesaggio rigoglioso ricco di luce attraverso i segni della crocifissione. 






Ambrogio Figino. Ritratto del Maresciallo Lucio Foppa. 1590 circa. Pittore celebre per i suoi ritratti di figure intere, pittura ispirata a Tiziano con una precisione nella luce, nei dettagli degli abiti, nella descrizione delle armi riconducibili alle botteghe milanesi di fine Cinquecento.

  


Bramantino. Crocifissione. 1503-1511. Colore morbido con effetti di controluce. Ai lati della croce ci sono un angelo e un demonio inginocchiati in adorazione. Interpretazione fantastica del mondo antico.






 Palma il Vecchio 1520 - 1522. San Rocco, S.Elena, S.Costantino, S.Sebastiano, tavola di un antico polittico con il mantenimento di questo tipo di arte anche nel tardo Cinquecento. 






 Paris Bordon. Gli amanti 1525. Un dipinto sullo stile di Tiziano e Giorgione con i protagonisti ritratti in posa sensuale e assorta con una misteriosa figura maschile forse di troppo sullo sfondo. E’ ancora aperto un dibattito tra gli storici d’arte se si tratta di personaggi reali o di un’allegoria. 





Moroni. Madonna con Bambino, Santi Caterina e Francesco e offerente. 1550 circa. I due santi hanno di fronte l’offerente ritratto in preghiera. Questa tipologia di ritratto si è diffusa in seguito al successo degli Esercizi Spirituali di S.Ignazio di Loyola del 1546 e diviene la caratteristica principale dell’iconografia di Moroni.




Crivelli. Trittico di San Domenico. 1482. Tavole rimanenti di un’opera d’arte proveniente da Camerino. Presenza di oggetti di rilievo, le chiavi di San Pietro in oro, il pastorale, i gioielli, i coltelli sottolineano l’abilità nella riproduzione dei materiali. 








Giovanni Angelo d’Antonio da Bolognola. Polittico di Gualdo Tadino 1462-1465. Pittura luminosa e attenta agli spazi e ai dettagli.




Alunno. Niccolò di Liberatore Foligno. Polittico di Cagli. 1461. 






Bramante. Cristo alla colonna.  1487 - 1490. Prima della flagellazione il Cristo viene legato alla colonna in un ambiente in ombra illuminato da sinistra. Effetti spaziali simili a quelli di Piero della Francesca, Antonello da Messina, fiamminghi e che sottolineano la conoscenza della prima Vergine delle Rocce di Leonardo. 


Raffaello Sanzio. 1504. Lo sposalizio della Vergine. Nel 1501 il patrono della cappella di San Giuseppe all’interno della chiesa di San Francesco a Città di Castello commissiona a un giovane diligente e gentile, Raffaello, un dipinto simile a quello di Perugino nel Duomo di Perugia. Raffaello realizza così questo capolavoro della storia dell’arte firmandosi Raphael Urbinas segnando una svolta nella sua carriera artistica come omaggio al suo maestro. Così facendo Raffaello apre il 1500 con la rappresentazione della Madonna che al tempio di Gerusalemme sceglie il suo sposo (Vangeli apocrifi) con tutti i pretendenti ai quali viene dato un ramoscello; solamente nel ramo del prescelto sboccia un fiorellino. Vi è una figura delusa che spezza il rametto in un paesaggio naturalistico dipinto in un contesto idealizzato che non lascia spazio ad emozioni, gioie, delusioni eclatanti. La ricerca continua di Raffaello crea una circolarità di sguardi, il semicerchio con la porticina del tempio che apre all’infinito. 











Piero della Francesca. Pala di San Bernardino. 1469-1470. In un edificio rivestito di marmi colorati ecco un semicerchio intorno alla Vergine in preghiera sul Bambino che dorme. Il committente Federico da Montefeltro, signore di Urbino, è prostrato in ginocchio in un ambiente suggestivo di luci e colori dominato da figure solenni con espressioni e gesti pacati. Questo unico spazio dovrebbe essere la chiesa, il bambino addormentato indossa una collana di corallo. Gesù appena nato prefigura la Passione, il committente stava infatti attraversando un momento di grande dolore in seguito alla morte del suo bambino appena nato, Guidobaldo da Montefeltro. A differenza di Raffaello i colori sono più freddi. 









Genga. Disputa sull’incarnazione. 1513-1518. Pala destinata per l’altare maggiore di S.Agostino a Cesena e realizzata al termine di una lunga collaborazione con Signorelli. Genga aveva soggiornato a lungo in città quali Siena, Firenze e forse anche Roma venendo a contatto con artisti quali Michelangelo, Raffaello. 
















Guido Reni. 1603 - 1604. Paolo rimprovera Pietro penitente. Episodio tratto dalla lettera ai Galati su commissione di Sampieri con oscillazione tra lo stile di Carracci e quello di Caravaggio. 


Caravaggio. Cena in Emmaus. 1606. In fuga da Roma, Caravaggio trova ospitalità dai Colonna dopo aver ucciso Ranuccio Tomassoni. In pochi sono in grado di comprendere la rivoluzione naturalistica introdotta dal pittore. Si riconosce Gesù con metà della faccia in ombra in una luce simbolica, vera, naturale. I suoi discepoli lo riconoscono solo dopo la benedizione del pane e non durante la risurrezione. Caravaggio introduce la fotografia con tinte scure su sfondo scuro, sembra aver catturato l’istantaneità. Saranno poi i Macchiaioli a copiare la luce vera all’aperto, cosa che Caravaggio non aveva potuto fare essendo in fuga. L’agnello rappresenta il simbolo della Pasqua ebraica. Da notare la trasparenza del bicchiere, il calice di vino rosso tra la caraffa e il piatto, mezzo pieno e mezzo vuoto.








Orazio Gentileschi. I Santi Martiri Cecilia, Valeriano e Triburzio visitati dall’Angelo. 1606 - 1607. Ispirazione evidente a Caravaggio nella scena di Cecilia con il marito, il pagano Valeriano convertito al cristianesimo con un angelo che appare loro portando una corona di fiori, simbolo delle nozze, con la palma che allude al martirio. 


Rubens. Il Cenacolo. 1631. Dipinto commissionato da Catherine Lescuyer in memoria di suo padre collocato sul’altare della cappella del Santissimo Sacramento della chiesa di San Rambaud a Malines. Ispirazione alla pittura veneta del Cinquecento.


Martin Knoller. Ritratto di Giuseppe Franchi 1765-1770. Franchi fu professore di Scultura presso l’Accademia di Brera dal 1776 e intervenne nella decorazione scultorea dei più importanti palazzi milanesi dell’epoca neoclassica insieme a Knoller, pittore e realizzatore di affreschi. Nella foto ancora successiva Martin Knoller. Autoritratto. 1803. 



Canaletto. Veduta del Bacino di San Marco dalla Punta della Dogana. Artista ideatore del Vedutismo legato soprattutto alla città di Venezia, davvero un dolce ricordo di uno dei luoghi più famosi d’Italia, come richiesto all’epoca. Le vedute di Canaletto riportano costantemente cieli sereni.


Altre vedute di Venezia sono qui presenti con Francesco Guardi; la prima, Il Canal Grande con le fabbriche nuove di Rialto si distacca dalla pacatezza di  Canaletto per sottolineare un senso di inquietudine che rende vibranti le figure nel fascino della città che resiste negli anni prossimi alla decadenza. La seconda, il Canal Grande verso Rialto con Palazzo Grimani e Palazzo Manin presenta una rapida alternanza di luci e ombre con un tono più drammatico.



Piazzetta. Rebecca ed Eleazaro al pozzo. 1735-1740. Una scena biblica interpretata come un idillio pastorale mediante l’incontro del servitore di Abramo, Eleazaro, con Rebecca ad un pozzo. La donna offre dell’acqua all’uomo e in seguito accetta i doni di Abramo come futura nuora: Rebecca diventerà infatti la moglie di Isacco. Il dipinto ha inizialmente fatto parte della raccolta Contarini a Venezia.


Tiepolo. Le tentazioni di S.Antonio Abate. 1724 - 1725. Il Santo tenta di farsi scudo con un libro enorme per sfuggire dalla tentazione del diavolo con ali di pipistrello in forma di una bellissima donna nuda. Riferimento all’Allegoria delle stagioni della vita.


Giacomo Ceruti. Natura morta con pere, zucca noci


Giacomo Ceruti. Natura morta con piatto di peltro, gamberi, limone, ampolle di vetro, pane e bottiglie di vino. 1759 - 1760.  Una poesia del quotidiano, raggiunta contemporaneamente dallo spagnolo Luis Mélandez.



Domenico Aspari. Autoritratto. 1805. Autore di vedute di Milano dipinte e incise, testimonianza delle trasformazioni urbanistiche volute dagli Asburgo. 


Pompeo Batoni. Madonna con Bambino tra i Santi Giuseppe, Zaccaria, Elisabetta e Giovannino. 1738 - 1740. Commissione del Cardinale Querini di stile di ispirazione neoclassica. Attento studio delle opere di Raffaello che caratterizza il lavoro di questo autore.




Pierre Subleyras. Cristo in Croce tra S.Eusebio, S.Filippo Neri e la Maddalena. Dipinto dominato da toni avorio e grigi ispirato al Classicismo francese per la pacatezza dei gesti e le figure monumentali.




Giuseppe Bottani. Partenza di Santa Paola Romana per la Terra Santa. 1745. Luce e ispirazione da Raffaello. Collaboratore di Pompeo Batoni il quale suggerì la realizzazione di questo dipinto.





 Tiepolo. La Madonna del Carmelo tra S.Simone Stock, Teresa d’Avila, Alberto di Vercelli, il profeta Elia e le anime del Purgatorio. Tela commissionata dalla Confraternita del Suffragio del Carmine di Venezia in cui la Madonna del Carmelo consegna al generale Simone Stock lo scapolare mentre Gesù mostra un abito da indossare per una rapida liberazione dal Purgatorio. Elia era il fondatore dell’ordine ma le regole furono fissate da Alberto di Vercelli mentre Teresa d’Avila fondò i carmelitani scalzi.








Gerolamo Induno. Triste presentimento. 1862. Opera che riprende la lettura del Bacio di Hayez in chiave contemporanea. Seduta sul letto della stanza, una ragazza contempla il ritratto del suo amato, un patriota partito per la guerra come si vede dal busto di Garibaldi, le stampe con il bacio e una scena di battaglia. I fratelli Induno sono i principali esponenti della pittura ai tempi di Garibaldi con immagini intime e domestiche in grado di suscitare l’attenzione di un pubblico anche meno colto.



Francesco Hayez. Betsabea al bagno. 1841 - 1842. Il nudo femminile viene affrontato da Hayez con una resa naturalistica basata sui modelli di Guido Reni con un tema tratto dal Vecchio testamento ma con un forte impatto erotico. Tavola commissionata dal marchese Ala Ponzoni, patriota e collezionista di opere d’arte.



Hayez. Il Bacio.1859. Uno dei dipinti più amati, caposcuola del Romanticismo in Italia. Lascia un messaggio patriottico: calze rosse, giubba verde, veste azzurra e bianca, i colori delle bandiere italiane e francesi. Il bacio veloce e appassionato del soldato che deve scappare a combattere nell’abbraccio dei colori dell’Italia e della Francia. 



Hayez. Gli ultimi momenti del Doge Marin Faliero sulla Scala detta del Piombo. 1867. La scena del doge condannato a morte con l’accusa di aver complottato contro l’egemonia del patriziato per instaurare a Venezia la signoria. 






Hayez. Il doge Francesco Foscari destituito. 1844. Il dramma del doge accusato ingiustamente aveva condannato il figlio all’esilio e il figlio morì poco prima della scoperta dell’intrigo. Una volta appresa la notizia, il padre si accascia e muore. Ispirazione alla lirica di Verdi.











Hayez. Odalisca. 1839. Nel XIX secolo le odalische segregate negli harem inacessibili erano motivi di sogno proibito e tematica al centro dell’arte europea. Hayez combina il nudo studiato dal vero con gli esempi di Raffaello e Tiziano con le riproduzioni di incisioni veneziane del Cinquecento per i costumi orientali. 


Hayez. Ritratto di Teresa Manzoni Stampa Borri. 1847-1849. 


Hayez. Ritratto di Alessandro Manzoni. 1841. Manzoni odiava farsi ritrarre ma per Hayez ci fu un’eccezione. Si recò di persona nel suo studio per quindici volte: tre per la bozza, dieci per dipingere accuratamente e due per la rifinitura. 


Hayez. Autoritratto a 57 anni. 1848. Ispirazione all’autoritratto di Palma il Giovane, un’omaggio alla cultura pittorica veneziana. In testa il pittore reca il cappello dell’Accademia ancor prima di essere nominato docente. 


Hayez. Ritratto di Massimo d’Azeglio. 1864. 


Girolamo Induno. Un grande sacrificio. 1860. Ispirazione evidente al Bacio di Hayez, una scena quotidiana di una madre che bacia il proprio figlio prima della partenza del giovane garibaldino per la guerra. Anche il pittore era seguace di Garibaldi insieme a suo fratello Domenico e dipinge una serie di immagini nelle quali gli ideali patriottici si uniscono all’esaltazione degli affetti familiari.



Silvestro Lega. Il dopo pranzo (Il Pergolato) 1868. Atmosfera serena della vita appartata della borghesia toscana in campagna con toni di colore che restituiscono la luce del Sole e la frescura del pergolato. Sia Lega che Fattori dipingono all’epoca di Hayez. Il dipinto di Lega sembra una fotografia con le foglioline della vite simili a macchie di colori, ecco l’accostamento con i Macchiaioli. Piace il pergolato perché fa filtrare buona parte di quella luce di stagione rendendo la luce stessa protagonista della scena. La donna con il ventaglio si accorge che arriva la signora che serve il caffé solo per l’ombra, una copia dal vero. 





Giovanni Fattori. Il Riposo (Il Carro rosso). 1887. Celebrazione della vita agreste con taglio compositivo che deriva dalle stampe giapponesi, studio comune anche agli altri Macchiaioli italiani. I protagonisti sono i buoi, simbolo della Natura in una scena che rende partecipe anche l’uomo.



Pablo Picasso. Testa di toro. La testa dell’animale, espressa in totale brutalità, rievoca la crudeltà della guerra del 1942. Stile tipico del cubismo. 


Braque. Le guéridon vert devant la fenêtre. 1942. Spazi appiattiti con oggetti geometrizzati ridotti a sagome cromatiche uniformi, fortemente contrastate; si passa dall’ocra - rosso al verde azzurro su cui si apre un cielo nuvoloso. 


Maurice Estève. Intérieur à la baie. Opera neocubista astrattista di colore puro francese del secondo dopoguerra. Lo spazio luminoso si allunga in fasce longitudinali più sature. La rassegna fotografica si conclude con alcune immagini dello spazio 900 in moto che verrà riallestito nel palazzo vicino, Palazzo Citterio. La raccolta è dedicata a due collezionisti milanesi del XIX secolo, Emilio e Maria Jesi. Nell’immagine sotto a Esteve abbiamo “Rissa in galleria” di Umberto Boccioni e un dettaglio di un’opera di Soffici.